I bambini non protetti si perdono!

I BAMBINI NON PROTETTI SI PERDONO!

Spunti e riflessioni dal film: “Lion. La strada verso casa”

 

lion

Storia di un bimbo di 5 anni, Saroo, che vive in India in una famiglia poverissima.

Un giorno, volendo aiutare il fratello maggiore a rimediare qualche soldo, si perde e finisce su un treno che lo porta a Calcutta. Dopo varie vicissitudini viene portato in orfanotrofio ed infine adottato da una coppia australiana, che molto amorevolmente lo accoglie, lo cresce e lo fa studiare.

Una volta adulto, Saroo inizia ad essere tanto tormentato dal suo passato da prendere la coraggiosa decisione di intraprendere un viaggio fuori e dentro di sé per recuperare le proprie radici.

In una società senza ruoli definiti, dove il padre non c’è, manca colui che protegge e pone dei limiti, confini indispensabili per una crescita sana e sicura. In un tale contesto non bastano l’amore e la cura di una madre che pure ce la mette tutta, nonostante ogni difficoltà, per mandare avanti la famiglia e sfamare i suoi tre figli. Ma questa povertà di mezzi e la totale assenza di tutela non può che produrre la perdita del bambino Saroo e, metaforicamente, del bambino interiore. Sforzo, crescita prematura, iperresponsabilizzazione sono pericolosi ed espongono le piccole anime ad abusi, maltrattamenti o addirittura morte. Producono gravi danni alla psiche del bambino, generano disagio e adulti disadattati, come succederà al fratellastro di Saroo.

Si perché Saroo ce la fa, dopo mille peripezie e pericoli scampati, viene adottato da due persone caritatevoli, accoglienti e altruiste. Ed è proprio l’amorevole adozione non solo del bambino ma anche della sua storia, dei suoi traumi e delle ferite che crea un buon humus fertile da cui il piccolo può prendere tutto ciò che gli serve per proseguire la sua vita al meglio.

Ma dal proprio passato non ci si libera, lo sa bene chi in quel passato rimane incastrato per sempre! E tocca anche a Saroo, ormai giovane adulto, confrontarsi con il tormento dei suoi sogni e i ricordi di un passato incancellabile ed incancellato che reclama giustizia e dignità di riconoscimento.

La vita è la nostra palestra, i pericoli, gli incontri, continuamente ci mettono alla prova e insegnano, accompagnandoci in questo viaggio. Sul cammino c’è chi si accomoda in una vita di superficie che fa sentire al sicuro e protetti; chi invece soccombe, rinuncia a tutto, perfino alla vita stessa non riuscendo a recuperare gli “oggetti buoni” che pure essa ci offre, perdendo insieme col passato e la storia anche il contatto con le proprie risorse interiori. Ma il nostro reale compito in questo mondo è eroico; svilupparci e realizzare ciò che siamo richiede coraggio per affrontare il proprio dolore ed intraprendere il viaggio interiore.

Ed è in questo modo che il nostro eroe decide di lasciare la sua “comoda esistenza”, come lui stesso la definisce, che lo ha allontanato da casa e gli ha fatto dimenticare la sua lingua d’origine, ma che, al contempo, come una terapia gli ha fatto da madre putativa fornendogli la cura necessaria e il giusto supporto per affrontare il dolore dell’abbandono, le ferite, le separazioni ed intraprendere un nuovo e coraggioso viaggio, questa volta a ritroso, che lo condurrà a ri-trovarsi e scoprirsi Leone (questo il significato del suo nome di battesimo). E così ritrova il suo villaggio e la madre che, sfruttando l’unica sua possibilità, la speranza di riabbracciarlo, era rimasta nello stesso villaggio.

In questo senso, la storia di questo piccolo grande Leone rappresenta un insegnamento oltre che un’iniziazione dal principio fino alla fine. Ci insegna prima di tutto che i bambini vanno protetti! Oltre che amati e voluti, occorre creare dei confini che li tengano al sicuro, tutelino la loro genuinità e soprattutto la loro infanzia, che è sacra perché getta le basi per una crescita sana e felice.

E pur tuttavia ci insegna ad accettare l’idea che questa è una situazione transitoria e che presto o tardi i bambini crescono e si allontanano per seguire la loro strada.

Cerchiamo di fare tutto ciò che possiamo per prendercene cura al meglio per il periodo necessario e poi lasciamoli andare, seppure col cuore in frantumi. Tutto ciò che possiamo fare dopo, e forse la cosa più difficile, è rimanere al nostro posto ad attendere il loro ritorno di trasformazione. Il ritorno da un viaggio che solo il figlio può e deve percorrere per recuperare un nuovo legame, questa volta alla pari, da adulto ad adulto, con la propria madre e il proprio padre.